La Dura Vita dei Mezzadri: Un Sistema Anacronistico
La mezzadria, un sistema di contratto agrario basato sulla divisione dei prodotti a metà tra il proprietario terriero e il mezzadro, era ancora diffusa in Italia all’inizio del ‘900, nonostante le sue origini risalissero al Medioevo.
Condizioni di Lavoro Inaccettabili
Le condizioni di vita dei mezzadri erano estremamente dure e precarie. Il loro lavoro era incessante e mal pagato, con la metà del raccolto che andava al padrone e l’altra metà divisa tra la famiglia del mezzadro, spesso numerosa. Oltre al lavoro nei campi, erano gravati da numerose “regalie”, obblighi derivati da usanze locali e imposti dal padrone, che comprendevano lavori domestici, allevamento di animali da cortile, taglio della legna e manutenzione del fondo e della casa colonica.
Sfruttamento e Mancanza di Tutele
La rigidità del contratto mezzadrile e la mancanza di tutele legali per i mezzadri li esponevano a sfruttamento da parte dei proprietari terrieri. Le “regalie”, spesso non quantificate e soggette all’arbitrio del padrone, aumentavano ulteriormente il peso su questa categoria già impoverita.
Un Sistema Incompatibile con i Tempi Moderni
L’inchiesta agraria parlamentare del Regno d’Italia, condotta tra il 1877 e il 1886, mise in luce la drammatica realtà dei mezzadri. Il loro reddito medio era inferiore a quello dei salariati fissi, evidenziando l’insostenibilità economica di questo sistema anacronistico.
Un Sistema Destinato a Scomparire
La mezzadria iniziò a declinare nel corso del XX secolo, grazie a fattori come l’industrializzazione, l’urbanizzazione e le riforme agrarie. Tuttavia, i suoi effetti negativi sulla vita di migliaia di famiglie italiane si protrassero per decenni, lasciando un segno indelebile nella storia sociale del paese.