Gaifa al cubo: ricostruiamo il Castello di Primicilio
Pagina dedicata all'attività laboratoriale educativa e videoludica "Gaifa al cubo: ricostruiamo il Castello di Primicilio" preparata dal Circolo Culturale Pieve di Gaifa tramite il motore di gioco Luanti. Se hai partecipato a un laboratorio e stai cercando le istruzioni per installare il gioco a casa clicca su questo link per saltare alla sezione con i…
Il Natale di Francesco – Raccontiamo il primo presepe
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Abbazia e Castelli

Abbazia di Sant’Angelo di Gaifa (XIII sec.)

Dopo la distruzione del Monastero di Gaifa sulla fine del secolo XIII, dall’Abbate Giovanni nel 1277 fu riedificato al di là del fiume Metauro.
Egli nel 1304, come ci attesta l’Ughelli (1), fu nominato Vescovo di Fossombrone. Si recò in Avignone dal Pontefice Benedetto XI per essere confermato e consacrato. Di lui si hanno pochissime notizie. Si sa, da Bolla Pontificia, che fu trucidato nel 1316 per mandato di due potenti cittadini di Fossombrone, Bartolo di Guiduccio e Benincasa di Ugolinaccio e che essi pure presero parte al delitto (2).

Privilegi dei monaci di Gaifa (1328)

I Monaci di Gaifa avevano diritti di « pedaggio » su « CASALMATIUM » – « CASA MATTII » (Casa di Mazio) (oggi Calmazzo, sul Ponte Moro), attribuito loro dai Conti di Urbino fin dal 1328. In quel tempo si esigevano « sette denari per ogni soma d’asino. Per il sale poi un solo denaro, fosse carico di asino o di mulo; esenti comunque gli Urbinati ».

Nel 1370 il Vescovo Pietro d’Osimo, in una sentenza a favore del Monastero, conferma i diritti di esigere « un pedaggio di tutti i Forensi di passaggio con le loro mercanzie e altre cose per la via dritta nel Trivio di Santa Maria in Ponte Moro.
Ma dopo la venuta a Gaifa dei Benedettini di Monte Oliveto nel 1484, cessate tali esazioni, il Duca Guidubaldo I non si curò delle lagnanze presentate dai monaci, che dovevano curare l’efficienza dei ponti.

In compenso il Duca concesse il privilegio di poter « pescare liberamente nel Metauro, con l’interdizione ad ogni altro, senza licenza del Duca, dell’Abbate, o del Vicario del monastero nel raggio di 500 passi ».
Il 19 dicembre 1370 al tempo di Papa Urbano V, si fa un accordo tra la Città di Urbino e il monastero di Gaifa sopra una gabella del Ponte Moro ovvero Calmatii (Calmazzo) imposta dal predetto monastero.

Il 1 ottobre 1389, Papa Bonfiacio IX, da Roma, invia una Bolla ai Vescovi di Urbino, Fossombrone e Cagli, con la quale l’Abbate di Gaifa Bartolomeo Nicola da Matelica viene immesso nel possesso di tutti i beni di detto monastero.
Il 9 nov. 1389, da Roma, Papa Bonifacio invia una Bolla con la quale Bartolomeo Nicola è nominato Abbate del Monastero di Gaifa.

In pari data, da Roma, invia Bolla ai Monaci di Gaifa, con la quale Bartolomeo Abbate di Gaifa è dichiarato «Padre e Pastore di anime».
Nell’anno 1411, da Roma, Gregorio XII, (1406-1415), con Bolla, commette « în spiritualibus et temporalibus » il Monastero di S. Angelo di Gaifa all’Abbate Bartolomeo.

Il 22 gennaio 1411 Papa Gregorio in una Bolla in favore del Monastero di S. Angelo di Gaifa, fa menzione degli abitanti del Castello di Peglio.
Il 27 febbraio 1411, Papa Gregorio invia una Bolla diretta ai Vescovi di Cagli e di Gubbio, di ricevere il giuramento di fedeltà da Bartolomeo già eletto e confermato di autorità apostolica Abbate di Gaifa.
Nel 1411 l’Abbate Bartolomeo presta giuramento di fedeltà.

  • A.L.Ermeti, A.Fucili, S.Bartolucci, L.Gubellini, N.Hofmann, Gaifa. La terra di nessuno, a cura di A.Fucili Urbino, Circolo Culturale Pieve di Gaifa (Stampa Stibu Urbania) 2023
  • Ligi B., I monasteri Girolomini nei secoli XIV-XV nella diocesi di Urbino. Le antiche chiese e monasteri dei monti dell’alta e bassa Cesana di Urbino nei secoli XI-XII-XIII-XIV-XV. Memorie storiche, Urbania 1971.
  • Sanchioni Paolo: foto d’archivio
Paolo Sanchioni

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Paolo Sanchioni

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