fin dal lontano 1877 si era avvertita la necessità, nell’entroterra pesarese, di una ferrovia che collegasse Fabriano, posta sulla trasversale appenninica Ancona-Orte-Roma, con Urbino, passando per i centri di Pergola, Cagli e Fermignano. Il consorzio tra i vari Comuni, allora orgogliosi che sul loro territorio passasse il più prestigioso mezzo di trasporto dell’epoca, conseguì i suoi scopi tanto che la linea fu aperta, parzialmente fino a Pergola, nel 1895.
Essa fu inaugurata, tra il plauso generale, fino ad Urbino il 20 settembre 1898 con grandi manifestazioni e concorso di popolo ed Autorità. Era previsto che le rotaie non avrebbero dovuto arrestarsi nel Capoluogo montefeltresco, bensì proseguire fino a S.Arcangelo di Romagna attraverso il difficile e tormentato ambiente montano urbinate; tale progetto era dettato soprattutto da motivi militari, per sottrarre un obbiettivo strategico come la ferrovia ai bombardamenti navali austriaci lungo la costa adriatica.Molte opere d’arte come ponti, viadotti, gallerie e stazioni furono completate ma, terminata la Prima Guerra Mondiale, non si intravvide più la necessità di terminare la linea, obiettivamente di difficile percorso e manutenzione.
Per quanto riguarda la Fano – Urbino la storia è un poco diversa: le Ferrovie Padane, ottenuto per Regio Decreto la concessione alla costruzione e l’utilizzo della linea, posero mano nel 1912 ai lavori e, malgrado la guerra, completarono la tratta fino a Fossombrone nel 1915 e fino a Fermignano nel 1916. Qui la linea si allacciava alla preesistente ferrovia per Urbino; sempre a Fermignano, ormai assurto alla dignità di nodo ferroviario, venne edificato il Deposito Locomotive.
Purtroppo, a dispetto della buona frequentazione dell’utenza, nel 1933 le Ferrovie Padane si videro costrette a cessare l’attività passeggeri e merci per motivi finanziari con l’instaurazione di un autoservizio.
E pensare che, in origine, la linea avrebbe dovuto proseguire da Fermignano, lungo la valle del Metauro, fino a Sansepolcro e da qui ad Arezzo e Livorno!
Nel 1941 le Ferrovie dello Stato, scaduta la concessione alle FP, ripristinarono il servizio tra Fano e Fermignano ma nel breve volgere di quattro anni la furia devastatrice del secondo conflitto mondiale si abbatté sulla disgraziata linea che venne completamente distrutta. Eguale sorte toccò alla consorella Fabriano-Urbino. La ricostruzione del dopoguerra fu, inspiegabilmente, limitata ai tratti Fabriano-Pergola (1948) e Fano-Urbino (completata nel 1955). Un’occasione perduta!
Così si giunse stancamente alla fine.Questa ferrovia volutamente e colpevolmente abbandonata un po’ da tutti non poté più far fronte alle crescenti difficoltà economiche di gestione: utenza poco o per niente incoraggiata, orari e tempi di percorrenza (migliori di quelli d’oggi con l’autoservizio, malgrado tutto!) più consoni ad un lontano passato, fasce orarie di dubbio utilizzo, armamento inadeguato e solo parzialmente rinnovato, mancata adozione di moderni sistemi di dirigenza, numerosi passaggi a livello non automatizzati, ne determinarono l’ingloriosa morte.
Per questa ferrovia, unico “ramo secco” chiuso in Italia recentemente, la fine giunge inaspettata e repentina il 31 gennaio 1987.
A partire da questa data le “littorine” non fanno più la spola tra le due città, capoluoghi di provincia.
Tratto dal sito Associazione Ferrovia Valmetauro
www.ferroviafvm.it