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I l Mulinaccio è ubicato sulla riva destra del fosso di Cavaticci, L’edificio è costituito da un singolo corpo di fabbrica a base rettangolare sviluppato su due piani e allineato al senso del bottaccio.

Lopificio è rimasto l’unico esempio di struttura realizzata appositamente per ospitare una grande ruota verticale, usata prevalentemente per attività diverse dalla molitura.

L’importanza di questo mulino è indicata anche dal materiale di costruzione impiegato, consistente in conci di pietra ben lavorati e rifiniti a bocciarda, che conferiscono alla muratura un aspetto solido ed elegante.

La costruzione ha nella parte centrale un vano, aperto superiormente, dove alloggiava la grande ruota verticale. Questo spazio divide anche oggi la struttura in quattro locali speculari: al piano terra vi sono due sale comunicanti, della stessa lunghezza dell’edificio; al centro delle loro pareti vi sono due aperture ad arco (contrapposte) che ospitavano i sostegni lignei della ruota verticale. Negli stessi ambienti vi erano due palmenti per la produzione delle farine che venivano azionati da due ritrecini che scaricavano l’acqua nel vano della ruota verticale.

Il piano superiore del mulino era suddiviso come gli spazi inferiori, ma in queste sale si svolgevano probabilmentei lavori di follatura; infatti nei muri sono ancora visibili alcuni segni dei vecchi macchinari, forse appartenenti ad una gualchiera.

La dismissione dell’attività del Mulinaccio è da collegare alla caduta di una frana che nei primi anni del Novecento interruppe l’afflusso dell’acqua al bottaccio e ne impedì la riattivazione. Con la chiusura dell’impianto i suoi palmenti vennero acquistati dal mugnaio del mulino del Piano (dove ancor oggi sono conservati) con l’intenzione non realizzata di installarli nel suo opificio (Alessandroni, 2006).

Il mulino attualmente dispone di un solo bottaccio, ma un tempo ne possedeva un altro posto a monte (Alessandroni, 2006). Questo fatto potrebbe essere spiegato con la necessità di disporre di due riserve d’acqua indipendenti per i due diversi sistemi di utilizzo energetico (ruote orizzontali e verticale), presenti nel mulino. Le due vasche si presume potessero essere utilizzate separatamente facendo arrivare l’acqua della vasca superiore sulla ruota verticale tramite un canale di legno sospeso sopra il bottaccio inferiore e confluente nella doccia, ancora visibile, che scaricava l’acqua sulla grande ruota a cassette. L’acqua del bottaccio inferiore in questo modo poteva essere impiegata indipendentemente, rispetto al deposito superiore, dalle due ritrecini riservate alla produzione delle farine e delle biade.

Ultimo mugnaio: famiglia Camillini. Anno dismissione attività: 1900 circa.
Altre due annotazioni sono necessarie per sottolineare l’importanza dell’opificio: la prima è che una ruota così grande poteva essere presente solo in impianti di rilievo, collegata ad una forma di produzione preindustriale sviluppata su vasta scala (Malanima, 1988); la seconda, conseguente alla prima, è desumibile dalla destinazione esclusiva dell’impianto alla produzione, infatti nell’edificio non vi erano ambienti residenziali, ma tutto lo spazio era sfruttato al massimo per le attività che vi si svolgevano.

  • Lucerna G., Ruote sull’acqua, mulini idraulici nella provincia di Pesaro e Urbino, Bellocchi di Fano 2007
  • Cld’I, n. 284. Fucili, Marinelli, 2000, ad vocem. Poggiani, www.lavalledelmetauro.it, 2006. IGM, Urbino (sud-est), 1898.
  • Cld’I, n. 290. Luni, 1993, p. 195-212. Feduzi, 1989-1990. Sinistrario, 1894, ad vocem. Ligi, 1965, p. 157. IGM, Urbino (sud-est), 1898; Urbino, 1948.CId’, n. 273. Malanima, 1988, p. 31.

  • Salucci Daniele

Mauro Pierantoni

Paolo Sanchioni

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Paolo Sanchioni
Tags: i mulini

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