Stefano Santucci aveva anche acquisito parte del vicino Molino della Grotta che amministrava anche a nome degli altri due proprietari. La proprietà principale, i 7/12 era della di donna Nicolosa Bedinuzi e quindi di sua figlia Clara che nel 1594 lascerà la sua parte alla Congregazione di S.Giuseppe di Urbino.
Salucci Daniele
Il rudere del mulino della Grotta è posto sulla riva destra del fiume Metauro. Il suo edificio era costituito da due corpi di fabbrica tra loro sfalsati che avevano al piano terra gli apparati molitori e gli annessi, mentre al piano superiore gli ambienti residenziali.
L’edificio è realizzato con mattoni e inserzioni di conci di pietra di calcare bianco. I tetti erano a falde simmetriche realizzati con travi di legno, pianelle e coppi. Il mulino aveva una stalla per gli animali da somaealtri piccoli ricoveri per gli animali da cortile.
Le opere idrauliche poste sulla riva destra partivano all’altezza del ponte delle Piangole e costeggiavano l’ansa fluviale per confluire poi nel bottaccio dell’opificio.
Anche questo mulino come quelli posti a monte sul Metauro era amministrato dalla Fraternità di Pian di Mercato di Urbino che vi provvedeva eseguendovi continui lavori di manutenzione.
Ultimo mugnaio: Delpino Salucci, mugnaio anche del vicino mulino del Piano. Anno dismissione attività: primi anni del Novecento. Il mulino della Grotta era regolato dal banno dei duchi di Urbino ed era in quell’epoca molto redditizio dato che il suo affitto costava annualmente 55 stare, contro le 50 stare del mulino di Fermignano, e le 40 stare del mulino di Zaccagna, (Luni, 1993).
“Fino al 1640 il Molino della Grotta riconosceva al Molino del Piano 4 quarti di grano all’anno per poterne utilizzare le acque. Il molino disponeva di una macina e di una gualchiera per tessuti [di cui è visibile ancor oggi, in quella che era la sala macchine, il canale di alimentazione della ruota verticale]. Nella seconda metà del 1800 venne installata una seconda macina e un molinetto da colori.
Nel 1906 a causa della rottura della diga il molino cessò di funzionare e non verrà più riattivato” (Poggiani, Salucci, 2006).
A testimonianza della lunga inattività del mulino vi è il ricordo degli abitanti della zona che riferiscono dell’esistenza durante il periodo bellico di una rudimentale teleferica posta a collegamento tra le due sponde del Metauro attraverso la quale si inviava e si recuperava il grano da macinare al mulino del Piano, proprio perché il mulino della Grotta non operava più.
- Lucerna G., Ruote sull’acqua, mulini idraulici nella provincia di Pesaro e Urbino, Bellocchi di Fano 2007
- CId’, n. 279. Sinistrario, 1894, ad vocem. Luni, 1993, pp. 185-187, pp. 208-212; Feduzi, 1989-1990, ad vocem. Poggiani, Salucci, www.lavalledelmetauro.it, 2006. IGM, Urbino, ( sud-est), 1898.
- Salucci Daniele
Don Ermoli Cartoceti anni ’80