La vicenda storica della chiesa, intitolata a S. Stefano papa e martire, si lega a quella del monastero benedettino di S. Angelo di Gaifa che, ricostruito nel 1277, al di là del fiume Metauro nella villa Abbadia dei Monaci di Pagino (Comune di Fermignano), si ritiene sorgesse originariamente, documentato fin dagli anni 905-914, accanto all’attuale Pieve.
È attestata nel XIII Sec., matrice dei Castelli di Gaifa’ (Gaifa da “Waif”, “comune”, appartenente a nessuno, tratto di terreno che divide due edifici) e Primicilio, come indica l’iscrizione sul portale di ingresso (1728), con bassorilievo di S. Stefano papa. Da essa dipendevano le parrocchie di S. Andrea in Primicilio, S. Cristoforo dei Valli, S. Bartolomeo di Gaifa, S. Clemente di Pagino, S. Pietro di Montepolo.
Dopo la ricostruzione degli anni 1681-1688, fu trasformata secondo l’aspetto odierno e solennemente benedetta dall’arcivescovo Marelli nel 1727, come ricorda l’iscrizione sulla controfacciata.
Alle più remote origini di un vicus probabilmente situato in questa zona (intorno al I Sec. d. C.) e di un tempio pagano che, per tradizione, si vuole sorgesse nel luogo in cui fu edificata la Pieve cristiana, rimandano i due capitelli (I Sec. d.C.) adibiti ad acquasantiere e la base del fonte battesimale, messi in opera all’epoca dell’arciprete Bernardi (1603-1644).
L’altar maggiore (1808) ed i laterali, coevi, tutti ricoperti di marmo, come peraltro la balaustra del XVIII Sec., si devono a scalpellini di S. Ippolito.
Nell’altare di sinistra è posto il dipinto raffigurante S. francesco di Paola, cui era intitolata la Compagnia, istituita nel 1717 (altra Compagnia esistente, quella del SS. Sacramento fu eretta nel 1586-1607 e ripristinata nell’ ‘800); nell’altare di destra Cristo crocifisso con i dolenti e la Maddalena, copia dal baroccesco nell’Oratorio della Morte di Urbino.
Al santo titolare sono dedicate due tele, collocate nella volta, Santo Stefano in gloria (opera compiuta negli anni 1635-1636) e nell’altar maggiore, La Madonna con il Bambino e i SS. Stefano e Francesco di Paola (Secc. XVII-XVII).
Tratto dal libro: Urbino: Chiese fuori le mura «… ch’erbose hanno le soglie» curato da Anna Fucili e Tiziano Mancini