Età romana (IV a.C.-V d.C.)
Con la battaglia del Sentinum nel 295 a.C. il territorio era entrato a far parte dell’orbita romana. Nel 232 a.C. la Lex Flaminia apre definitivamente le porte del Piceno ai coloni romani e nel 220 a.C. viene aperta la Via Flaminia. Quando Annibale discende in Italia (è del 207 a.C. la battaglia del Metauro), il Picenum è ormai un solido possesso di Roma e fa parte della VI regio.
Non sono molti su questo territorio gli insediamenti di età repubblicana, mentre la massima espansione economica e demografica romana si avrà nella prima età imperiale. Numerose sono le tracce di insediamenti rurali sparsi nella vallata. La fertilità delle terre e la presenza delle acque rendeva ottimali questi luoghi per l’agricoltura, mentre la presenza della strada che correva parallela al fiume e metteva in comunicazione l’entroterra con la costa favoriva il commercio.
Insieme a piccole fattorie sono state individuate anche alcune ville, nell’ottica dello sfruttamento agricolo come quella in località Cà Balduino di Sopra, dove sono stati trovati resti di pavimentazioni e grandi contenitori (dolia) che servivano per contenere derrate alimentari.
Insieme a ville e fattorie anche attività artigianali, coma la fornace scavata in località Cà Betto, che produceva anche vasellame di uso domestico.
Ma esisteva un vicus a Canavaccio? magari inserito nell’amministrazione del vicino municipio di Urvinum Mataurense? Alcuni hanno supposto di identificare in queste zone la sede del vicus Brentani, luogo di origine di quei popoli chiamati Forobrentani e menzionati da Plinio (3,13) fra i popoli della VI regio, ma non ci sono altri elementi a favore di quest’ipotesi.
Una grande villa signorile, ricca di marmi e mosaici, doveva trovarsi invece presso l’odierna pieve di S.Stefano, nell’area denominata Campo Donico.
Mons. Bramante Ligi racconta che al tempo dell’arciprete Celestino Renzi (1860-1875) ogni tanto da campo Donico venivano dissotterrati oggetti antichi, “anzi di chiesa, capitelli, colonne, sepolcri, frammenti di marmi, di acquedotto, sigilli antichi di pergamene pontificie, pavimento in mosaico, monete. Tutto fu portato nel Museo di Ancona. Una colonna di marmo fu portata a Fossombrone nella piazzetta di fronte al Duomo.”
Anna Lia Ermeti
fraz. Canavaccio (PU). Il complesso artigianale al termine dello scavo del 1983 (foto M. Luni).
- A.L.Ermeti, A.Fucili, S.Bartolucci, L.Gubellini, N.Hofmann, Gaifa. La terra di nessuno, a cura di A.Fucili Urbino, Circolo Culturale Pieve di Gaifa (Stampa Stibu Urbania) 2023
Archeologia Classica
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Vol. LXXIV – n.s. II, 13 2023
ArchCl LXXIV, 2023, pp. 199-250
Lorenzo Cariddi
«L’ERMA» di BRETSCHNEIDER – ROMA